Olio su tela
72.0 x 90.0 cm.
Arles: Ottobre, 1888
F 482, JH 1608
Amsterdam: Van Gogh Museum
La Camera da letto di Vincent ad Arles è uno dei dipinti meglio conosciuti dell'artista. I colori sorprendenti, la prospettiva inusuale e il soggetto familiare ne fanno un'opera che è non solo tra quelle più popolari di Van Gogh, ma anche una che egli stesso considerava tra le sue preferite.
Il dipinto qui raffigurato esiste in realtà in cinque versioni: tre oli su tela e due schizzi in altrettante lettere (vedi Tabella 1 qua sotto). Questo specifico dipinto, attualmente nella collezione del Van Gogh Museum ad Amsterdam, fu il primo dei tre oli che Van Gogh dipinse e, direbbe qualcuno, quello meglio eseguito. Inoltre, Van Gogh ne era così contento che lo descrisse dettagliatamente nelle lettere ai suoi familiari. Di fatto, Vincent parla del dipinto in non meno di tredici lettere e, come risultato, molto si sa dei sentimenti che l'artista provava verso quest'opera. In una lettera a suo fratello Theo, Vincent scrisse:
Se è vero che Van Gogh scrisse spesso dei suoi lavori nei dettagli, l'ampia descrizione che fa dei colori e del soggetto della Camera da letto di Vincent ad Arles è insolitamente particolareggiata. Inoltre, Vincent suggerisce pure una specifica cornice per il dipinto, il che mostra chiaramente che l'artista se lo figurava orgogliosamente messo in mostra.
Pur se ne esistono tre versioni dipinte, è tutto sommato abbastanza semplice ricostruire i dettagli relativi all'origine di questo particolare dipinto--grazie alle numerose lettere di Van Gogh a Theo. Nella lettera sopra citata Van Gogh descrive l'opera come una tela "formato 30", cosicchè questo ci fa scartare immediatamente la versione conservata nel Musée d'Orsay, che è alquanto più piccola. Potrebbe allora la versione che si conserva a Chicago (anziché quella del Van Gogh Museum) essere ritenuta l'originale? Jan Hulsker, studioso ed esperto di Van Gogh e delle sue lettere, propende per il contrario: Poichè le altre due, che differiscono solo in dettagli trascurabili, sono tele "formato 30", una di esse deve essere la replica eseguita a Saint-Rémy. Il fatto che [JH] 1608 è l'originale, dipinto ad Arles, è confermato da un dettaglio del dipinto stesso. Nella Lettera 553b, scritta il 4 Ottobre--solo una decina di giorni prima che il dipinto fosse eseguito--Vincent informò l'amico Boch: "Il "vostro ritratto è appeso nella mia camera da letto, assieme a quello di Milliet, lo Zuavo che ho appena terminato." Il dipinto sopra il letto all'estrema destra in 1608 deve essere in effetti il ritratto di Milliet al quale egli si riferiva, poichè si può scorgere il rosso vivo del kepi contro il verde dello sfondo appena sotto il margine superiore del quadro. Nella replica successiva, 1771, questa figura è stata rimpiazzata da un ritratto di donna.1
In aggiunta, ora che si è dimostrato che l'opera in questione è l'originale, essa può essere accuratamente datata grazie alla Lettera 555 di Van Gogh (17 Ottobre 1888), nella quale egli scrive "Aggiungo una riga per dirti che questo pomeriggio ho finito la tela che raffigura la camera da letto". E' raro (ma fa sempre piacere) che i dipinti di Van Gogh possano essere datati in modo così preciso. Un recente articolo in Sky and Telescope (Aprile 2001) su La casa bianca di notte è un altro esempio nel quale il completamento di un'opera di Van Gogh può essere ristretto ad un affare di poche ore.
L'uso brillante e sicuro del colore nella Camera da letto di Vincent ad Arles è tipico della paletta vibrante che egli iniziò ad usare verso la fine del suo periodo Parigino. Il giallo fu il colore preferito di Van Gogh durante tutto il periodo di Arles e Saint-Rémy--sia che lavorasse all'aperto nei campi di grano sotto il sole Provenzale oppure al coperto come nel caso della camera da letto.
L'aspetto forse più sorprendente e insolito del quadro è la sua originale prospettiva. L'opera appare irrealistica nella sua raffigurazione deformata della camera, con i vari oggetti che si piegano obliquamente verso lo spettatore. Questo è uno degli aspetti che rende il dipinto così unico e facilmente riconoscibile. La prospettiva sembra estrema, ma verso la fine della sua carriera Van Gogh non era solo in rivolta contro i colori opachi degli artisti Olandesi dell'epoca, egli si stava anche sbarazzando delle regole della prospettiva, che imponevano un approccio preciso e realistico all'opera da un punto di vista prospettico. Van Gogh respinse spesso le leggi della prospettiva convenzionale nell'ultima parte della sua carriera--in modo particolare in molti dei suoi dipinti di Arles (vedi Lo Zuavo seduto e Il Caffè di notte in Place Lamartine ad Arles, per esempio).
La prospettiva insolita, comunque, non si spiega necessariamente solo come una precisa scelta stilistica di Van Gogh. Ronald Pickvance, nel suo libro Van Gogh in Arles suggerisce che la spiegazione sia basata più su un fatto architettonico che non su una preferenza artistica. Pickvance spiega che la forma stessa della camera da letto di Van Gogh era inusuale e, come risultato, la raffigurazione che ne fa Van Gogh è in effetti più realistica di quello che lo spettatore potrebbe immaginare. Il diagramma a destra mostra la forma effettiva della camera da letto di Van Gogh.2 Notate l'inclinazione della parete esterna che, una volta raffigurata nel quadro di Van Gogh, accentua la prospettiva inusuale.
Come si è detto, Van Gogh eseguì cinque versioni della sua Camera da letto ad Arles: : tre oli e due schizzi su lettera. Le due copie del dipinto originale vennero fatte mentre Van Gogh si trovava volontariamente confinato nel manicomio di Saint-Rémy. In manicomio, Van Gogh dipinse un certo numero di copie delle sue opere precedenti--forse un riflesso del suo stato mentale. Le sue copie de L'Arlesienne (Madame Ginoux), per esempio, possono suggerire l'idea della malinconia che lo assaliva quando pensava con affetto ai pochi amici che si era fatto ad Arles.
Alcuni hanno argomentato che il dipinto originale della camera da letto di Vincent incapsula tutti i sogni e le aspirazioni dei suoi primi mesi ad Arles. Van Gogh aveva sperato di fondare una colonia di artisti nel Sud della Francia--una comunità in cooperativa nella quale i pittori avrebbero potuto imparare ciascuno dall'altro e sostenere i loro obiettivi comuni. Affittando la Casa Gialla, Vincent fece il primo passo verso la realizzazione di questo obiettivo. Il dipinto della camera da letto suggerisce l'idea della domesticità e un senso di benessere dentro la propria casa (nella Lettera B22 Van Gogh stesso afferma che il dipinto ispira "quiete assoluta"). Quando dipinse le due copie a Saint-Rémy, forse Van Gogh stava riflettendo su tutto quanto aveva perso ad Arles e su ciò di cui era stato privato tra le mura del manicomio: una casa e uno scopo nella vita.
Nota: La Camera da letto appare anche come motivo secondario molto sfumato nel disegno di Van Gogh Interno di un Ristorante.
A rendere inusuale la serie delle camere da letto di Van Gogh è anche il fatto che è questa l'unica volta che l'artista raffigura altri esempi dei suoi stessi lavori all'interno di un dipinto. La Casa Gialla ad Arles serviva a Vincent non solo da abitazione, ma anche da studio. Come risultato, egli appendeva molte delle sue tele appena dipinte alle pareti della Casa Gialla (nell'adiacente camera da letto di Paul Gauguin, per esempio, erano appesi un certo numero dei famosi dipinti di girasoli).
Dire quali siano le opere raffigurate nella serie delle camere da letto presenta qualche difficoltà. Prima di tutto, solo i tre dipinti (uno sopra il letto e due fianco a fianco sulla parete di destra) che appaiono in ciascuna delle cinque versioni saranno presi in considerazione. Ronald Pickvance ipotizza che i due disegni nella parte inferiore della parete destra siano molto probabilmente delle stampe Giapponesi.3 La passione di Van Gogh per l'arte Giapponese è ben nota--una passione particolarmente acuta durante il periodo di Arles. E' interessante notare che le stampe Giapponesi non appaiono nella versione della Lettera 554.
I tre dipinti variano e presentano alcune interessanti possibilità di approfondimento. Per esempio, nella versione originale Van Gogh inserisce due dei suoi ritratti preferiti, mentre nella successiva versione del Musée d'Orsay inserisce un autoritratto dipinto quasi un anno dopo questa prima versione. Van Gogh può avere inserito questo particolare autoritratto nella versione dell'Orsay perchè vi appare sorprendentemente in salute e pieno di vigore nonostante il suo internamento a Saint-Rémy. Un sottile "messaggio in una bottiglia" per rassicurare i destinatari originali della versione dell'Orsay: la madre di Vincent e sua sorella, Wil.
La sottostante tabella elenca ciascuno dei "dipinti all'interno dell'opera" in dettaglio.
Senza alcun dubbio la Camera da letto di Vincent ad Arles è un'opera che dice molto sull'uomo che l'ha creata, e comunque il dipinto si regge anche da solo come un capolavoro vitale e splendidamente eseguito. Il suo soggetto, una confortevole camera da letto, è un motivo archetipo che trascende il tempo e il luogo d'origine. L'opera, che rimane fresca e irresistibile com'era più di un secolo fa, ispira le nuove generazioni in una molteplicità di modi: dall'assurdo (ricostruzioni della camera in forma di percorso da minigolf) al sublime (complesse ricostruzioni virtuali in 3D della camera da letto, sia statiche che animate).
Vincent van Gogh di per sè sperava che il suo dipinto avrebbe "riposato il cervello, o piuttosto l'immaginazione." A suo credito, bisogna dire che quest'opera non fa ne l'una ne l'altra cosa.
|
Proprietario |
Collocazione |
Data acquisizione |
Commenti |
Theo van Gogh |
Parigi |
1890-91 |
|
Johanna van Gogh-Bonger |
Amsterdam |
1891-1925 |
|
V.W. van Gogh |
Laren |
1925-62 |
|
Van Gogh Foundation |
Amsterdam |
1962 |
In prestito allo Stedelijk Museum 1962-73. |
Van Gogh Museum |
Amsterdam |
1973 |
Anno |
Città |
1904 |
Rotterdam |
1905 |
Amsterdam |
1912 |
Colonia |
1914 |
Berlino |
1915 |
Amsterdam |
1923 |
Amsterdam |
1923 |
Londra |
1925 |
L'Aia |
1925 |
Potsdam |
1926 |
Monaco di Baviera |
1927 |
Parigi |
1929 |
Londra |
1930 |
Amsterdam |
1935-36 |
New York |
1945 |
Amsterdam |
1946 |
Stoccolma |
1946-47 |
Liegi |
1947 |
Parigi |
1947 |
Parigi |
1947 |
Londra |
1947 |
Ginevra |
1948 |
Bergen |
1948 |
Oslo |
1949-50 |
Chicago |
1949-50 |
New York |
1951 |
Lione |
1953 |
L'Aia |
1953 |
Otterlo |
1953 |
Amsterdam |
1953-54 |
St. Louis |
1954 |
Zurigo |
1955 |
Palm Beach |
1955 |
Anversa |
1955-56 |
Liverpool |
1957 |
Marsiglia |
1958-59 |
San Francisco |
1959 |
Aix-en-Provence |
1959-60 |
Utrecht |
1960-61 |
Montreal |
1961-62 |
Baltimora |
1963 |
Sheffield |
1963 |
Humlebaek |
1964 |
Washington |
1964 |
New York |
1965 |
Stoccolma |
1965 |
Charleroi |
1965 |
Gand |
1967 |
Wolfsburg |
1968-69 |
Londra |
1990 |
Amsterdam |
1998-99 |
Washington |
1999 |
Los Angeles |
Ritorno alla pagina principale